Elementi per un’azione di sistema

Strategia e proposte sono state definite da un  gruppo di collaboratori di Alisei coop che hanno inteso delineare una azione di sistema per affrontare la complessa questione del disagio abitativo della popolazione immigrata.

Il gruppo è partito dall’assunto che quello dell’abitazione è un diritto sociale fondamentale in quanto presupposto essenziale per il godimento e l’esercizio di tutti gli altri diritti di cittadinanza, in ogni caso per qualunque processo di integrazione. Assicurare a tutti un “riparo” rientra infatti tra i doveri di solidarietà politica, economica e sociale (di cui parla l’articolo 2 della Costituzione), così come appare difficile (in coerenza all’articolo 3 della stessa) ipotizzare l’esistenza di pari condizioni di dignità, libertà ed uguaglianza tra chi dispone di una abitazione e chi è ne è totalmente privo.

L’analisi condivisa del gruppo sulla situazione abitativa degli immigrati è partita da un secondo assunto in base al quale l’ accesso alla casa si configura come un percorso molto tortuoso che si scontra con numerosi ostacoli e fattori critici riassumibili: nei forti squilibri del mercato abitativo,ed in particolare di quello dell’affitto, nella carenza di servizi e strumenti a supporto dell’inserimento abitativo degli immigrati, nella esistenza di stereotipi e pregiudizi che alimentano diffuse  diffidenze  nei confronti degli affittuari immigrati.

L’insieme di questi fattori determina, da un lato, condizioni di vera e propria emergenza  socio/abitativa  per un numero significativo di immigrati, e, dall’altro, situazioni alloggiative del tutto inadeguate per la maggioranza di essi.

A partire da queste valutazioni ed alla luce di esperienze concrete sperimentate da Aliseicoop, il gruppo ha ritenuto utile suggerire che la problematica abitativa degli immigrati non venga affrontata come una sola questione,ma come un insieme di specificità legate  ai diversi bisogni che insorgono durante le varie tappe del percorso  di insediamento. In questo senso ha delineato  alcune piste di intervento che potrebbero sviluppare  iniziative attualmente sperimentali ed episodiche, verso  una azione di sistema (“L’abitare sociale”) che consenta di dare risposta idonea a:

  • situazioni di emergenza,
  • fabbisogno alloggiativo  temporaneo,
  • inserimento nel mercato immobiliare della locazione,

grazie a tre distinte tipologie abitative:

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Alloggi in emergenza

Come provano avvenimenti recenti e per sua stessa definizione, la condizione di massima precarietà abitativa va affrontata  in termini di urgenza  sia  per la necessità di superare l’elevata conflittualità sociale ed interetnica che vi è connessa,sia per risolvere condizioni di vera e propria emergenza igienico/sanitaria.

Ciò che va affrontato in prima istanza  è la disponibilità effettiva di ricoveri in alloggi temporanei gratuiti: Centri di accoglienza, Case famiglia od altro. Si tratta in sostanza, a parere del gruppo, di attivare tempestivamente la ricerca  e l’individuazione di spazi sufficienti ed adeguati che  consentano il ripristino di condizioni corrette di vivibilità, in attesa del trasferimento in altri alloggi, siano essi ancora temporanei o stabili (per il raggiungimento di condizioni economiche e sociali suscettibili di garantire l’inserimento nel mercato immobiliare).

Un Piano regionale (eventualmente concertato con le Amministrazioni  locali e  con altri soggetti pubblici e privati) dovrebbe prevedere:

  • Mappatura del territorio

per  individuare e monitorare edifici pubblici e privati che potrebbero essere recuperati e messi a disposizione per fini sociali,

  • interventi di recupero urbano di aree e quartieri degradati

per ampliare la disponibilità di alloggi nelle aree metropolitane oggi sottoposte ad una tensione abitativa che in ogni momento potrebbe sfociare in una forte conflittualità sociale,

  • interventi di ristrutturazione di alloggi occupati o dimessi nelle aree rurali

per  risanare fabbricati destinati ad una accoglienza più dignitosa degli immigrati che contribuiscono in modo significativo all’economia del territorio.

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Alloggi temporanei

In relazione a situazioni di post/emergenza, ma anche più generalmente per offrire opportunità di alloggio ad immigrati in arrivo, a lavoratori stagionali, nuclei familiari in difficoltà o quanto altro, il gruppo considera che sarebbe necessario disporre di spazi abitativi flessibili (housing sociale:camere individuali con cucine, bagni e spazi di socializzazione condivisi) a gestione socialmente accessibile seppure a termine, in modo da consentire, una volta superati i termini dell’alloggiamento temporaneo, la ricerca e l’accesso ad un alloggio stabile, eventualmente con il supporto di servizi di mediazione abitativa per l’inserimento assistito sul mercato  della locazione.

Questi moduli alloggiativi flessibili e temporanei potrebbero essere recuperati tra l’altro anche attraverso le ristrutturazioni di cui sopra.

Più complessivamente,tuttavia, il gruppo suggerisce di considerare la possibilità di dare corpo ad un “concetto innovativo di abitabilità”, più rispondente ai bisogni di mobilità caratteristici della società attuale. E’ ormai largamente condiviso il fatto che il concetto stesso di casa non sia oggi  sempre riconducibile al modello tradizionale di permanenza e stabilità, e questo per la flessibilità delle condizioni di vita e di lavoro non dei soli migranti ma anche di larghe fasce di popolazione autoctona. In sostanza,si dovrebbe avviare anche in Italia una più vasta riflessione sul nuovo modello di abitabilità richiesto da domande sociali quali quelle derivanti da: forte e diversificata pressione dei migranti, repentino cambiamento dei nuclei familiari, necessità di aggirare l’ostacolo dei costi immobiliari inaccessibili, inadeguatezza dei sistemi abitativi tradizionali per gli ambiti emergenziali. In altri termini si dovrebbero analizzare in concreto le conseguenze del nuovo modello di abitabilità secondo cui la casa contemporanea è in molti casi una “dimora temporanea”,leggera, trasportabile,  flessibile, anche prefabbricata, adattabile,per un nuovo stile abitativo fondato sulla temporaneità.

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Inserimento nel mercato immobiliare della locazione

I fattori di ostacolo all’accesso ad una abitazione stabile da parte degli immigrati (cui si è fatto breve cenno in precedenza) inducono il gruppo a sollecitare la Regione ad un ulteriore e rafforzato impegno nel sostenere e sviluppare sul territorio le ormai numerose pratiche di mediazione sociale in campo abitativo messe in atto da Organismi del privato sociale e finalizzate ad:

  • informare gli immigrati sulle regole esistenti nei rapporti di locazione e sul funzionamento del mercato immobiliare, anche con distribuzione di materiali in lingua;
  • orientare ed accompagnare nella ricerca della casa;
  • supportare la “autonomia contrattuale” dell’immigrato contro forme esplicite ed implicite di discriminazione;
  • garantire una mediazione culturale per facilitare il rapporto degli immigrati con i soggetti del mercato immobiliare in generale;
  • aiutare nella compilazione e presentazione delle domanda per un alloggio Erp o per un contributo per l’affitto;
  • sviluppare reti territoriali di Organismi che a vario titolo sono legati al mercato immobiliare.

Si tratterebbe poi, ad avviso del gruppo,di accompagnare il “service di mediazione abitativa” (anche grazie al sostegno di Istituti bancari già dimostratisi disponibili) con la gestione di Fondi di garanzia finalizzati alla concessione di piccoli contributi per risolvere alcune criticità che connotano i rapporti di locazione con gli immigrati e tra l’altro di garanzie fidejussorie,prestiti,depositi cauzionali a copertura di rischi di vario tipo.

Per dare coerenza,fattibilità ed operatività alla azione di sistema suggerita,sarebbe necessaria la creazione di una Agenzia sociale di nuova concezione che consenta alla Amministrazione regionale di:

  • essere soggetto di riferimento (“gestore sociale”) del dialogo istituzionale con le Amministrazioni locali per la programmazione e la  implementazione di interventi integrati e complessi in campo abitativo: individuazione di edifici di interesse pubblico,ristrutturazione di immobili a fini sociali, messa a disposizione di strutture o risorse di varia provenienza,
  • aggregare e coordinare interessi, azioni ed attori diversi  (di varia natura e provenienza) per stimolare proprietari ed imprenditori a mettere a disposizione immobili rurali e non, di loro proprietà, da ristrutturare (anche con risorse private) e destinare in locazione a fini sociali,
  • gestire l’intera filiera alloggiativa per gli immigrati (e più generalmente per  le fasce deboli della popolazione) per contribuire a reperire alloggi sul mercato da destinare ai lavoratori immigrati; stipulare contratti di locazione (ed eventualmente di sublocazione) di alloggi di proprietà di terzi, vigilare sulla loro corretta tenuta;proporre e gestire “contratti assistiti” a sostegno di quanti siano in attesa di assegnazione di alloggi popolari; orientare la gestione di Fondi per l’affitto ad integrazione di canoni ai proprietari,fino all’orientamento verso condizioni abitative stabili.

Il gruppo ha poi prospettato 

  • interventi quadro a diversi livelli istituzionali:formule innovative di gestione del patrimonio immobiliare, miglioramento dei trasporti pubblici per facilitare l’accesso ad abitazioni periferiche, ripensamento dei criteri definitori della idoneità dell’alloggio, progetti abitativi territoriali con soggetto istituzionale garante, accordi di partenariato pubblico-privato, interventi integrati);
  • azioni specifiche:azioni di recupero in aree e quartieri degradati, ristrutturazione di alloggi dismessi nelle aree rurali, alloggi transitori, Agenzie per l’affitto, intermediazione abitativa, autocostruzione associata ed autorecupero;
  • attività di supporto:contrasto alla discriminazione nell’accesso all’alloggio di immigrati, sensibilizzazione della popolazione locale, diffusione di materiali informativi multilingue sulle diverse formule contrattuali, sulle regole della vita condominiale, dialogo fra istituzioni locali, componenti della società civile e comunità di immigrati, Tavoli di mediazione, cooperazione con i media per la diffusione di una immagine positiva dell’immigrato  affittuario.

Il gruppo ha ritenuto infine che tutte le tipologie di intervento prospettate possono essere  implementate nell’immediato, anche perché in molti casi si tratta di interventi e pratiche già diffusamente sperimentate almeno in alcune aree del paese, che possono di conseguenza essere mutuate senza difficoltà in altri territori. Peraltro

Si tratta di interventi per così dire “giuridicamente sostenibili”. Contenuti e modalità, metodologie e partenariati non ledono né la competenza legislativa delle Amministrazioni regionali in materia di politiche di welfare e di governo del territorio, né quella delle Amministrazioni locali di adeguare le risposte alle peculiarità del proprio territorio, e lasciano inalterate le potestà amministrative e pianificatorie in materia urbanistico-edilizia attribuite per legge ai Comuni.