La casa: bene e servizio! Scambio di Buone Pratiche per un welfare abitativo sostenibile e condiviso
Una valutazione conclusiva del Progetto
Il Progetto “La casa: bene e servizio! Scambio di buone pratiche per un welfare abitativo sostenibile e condiviso” si è concluso in data 30 giugno 2014 dopo un incontro finale organizzato dal Ministero degli Interni a Roma.
Sei incontri internazionali, cinque Report di Benchmarking (scaricabili), dati e documentazione scambiata tra i Partners e la Rete di soggetti coinvolti, pubblici, privati e del privato sociale, consentono di affermare che i risultati raggiunti dal Progetto sono stati molto significativi e in linea con gli obiettivi che ci si era posti.
Sono state individuate ed analizzate numerose tipologie di Buone Pratiche nel campo dello housing sociale; sono stati coinvolti tutti i Soggetti partecipanti, con i quali sono stati stabiliti contatti e scambi ed organizzati incontri; è stata resa partecipe delle attività progettuali una ampia platea di professionisti del settore, di docenti universitari, di esperti che sono stati responsabilizzati nella ricerca di soluzioni al disagio abitativo degli immigrati e non solo.
Nello specifico, sono stati prodotti Report di Benchmarking nonché, un Booklett di “Istruzioni” sulla trasferibilità delle Buone Pratiche individuate; è stata realizzata una piattaforma telematica (www.socialhousing-gp.eu) di larga diffusione con una completa documentazione non solo di quanto realizzato, ma anche di approfondimenti teorici sul problema del disagio abitativo. Infine, è stato sottoscritto un Protocollo di intesa, sul quale si va creando ampia e progressiva adesione.
Va sottolineato peraltro che il metodo partecipativo adottato e l’attivazione di interazioni e scambi in orizzontale e verticale tra i soggetti partecipanti, sono stati rispettosi delle differenze e dei diversi punti di vista, facilitando in questo modo l’acquisizione di competenze interculturali, funzionali all’eterogeneità degli approcci e alla complessità dei problemi affrontati nel corso del Progetto.
In questo modo si è consolidata la Rete di soggetti, sia istituzionali quanto privati, già costituita ed operativa, alla quale si sono aggiunti nuovi aderenti e partecipanti coinvolti attivamente durante i lavori del Progetto.
Inoltre, il lavoro di rete ha ampliato i contesti collaborativi e di riconoscimento reciproco tra istituzioni, partner e associazioni, promuovendo strategie d’intervento comuni e valori condivisi. Tale strategia è stata alla base della definizione di buone pratiche, successivamente formalizzate, che hanno mirato a costruire modelli innovativi di social housing.
Si sottolinea ancora che l’acquisizione e il rafforzamento delle competenze dei partner e l’arricchimento del know-how di tutti i soggetti coinvolti in diverso modo nelle azioni progettuali, hanno costituito un importante valore aggiunto per il Progetto stesso che si declina in una più approfondita conoscenza dei diversi contesti territoriali europei e in una accresciuta capacità di offrire risposte flessibili e adeguate ai bisogni abitativi, molto diversificati degli immigrati e degli altri segmenti di popolazione, in situazioni di disagio alloggiativo.
La circolarità durante lo svolgimento del progetto delle componenti cognitive (nei momenti di approfondimento dei temi) ed operative (nella valutazione delle esperienze realizzate) ha consentito di definire pratiche innovative che avranno una ricaduta sulle azioni future di edilizia residenziale pubblica e rafforzeranno la diffusione delle buone pratiche individuate dal Progetto nel campo del social housing.
Questo è stato reso possibile da un valido gruppo di lavoro che si è confrontato di volta in volta sulle modalità operative messe in atto nei diversi paesi di origine, offrendo nuove proposte e stimolando la produzione di azioni innovative e qualificate, in grado di affrontare le complesse questioni dell’abitare sociale.
In grande sintesi, il Capofila Aliseicoop valuta che: il Progetto è stato efficace in quanto gli obiettivi sono stati totalmente raggiunti; efficiente perché i risultati sono stati conseguiti in conformità di quanto programmato; pertinente vale a dire in totale coerenza con i criteri progettuali individuati; utile poiché è stata individuata una valida risposta ai bisogni rilevati in fase progettuale; rilevante in quanto ha corrisposto alle priorità locali, nazionali, comunitarie nel campo della risposta a bisogni stringenti; sostenibile perché gli effetti prodotti dal progetto potranno durare nel tempo; trasferibile, dal momento in cui sono stati messi a punto modelli in grado di essere trasferiti in altri contesti e quindi suscettibili di innescare circuiti positivi.
Il Capofila ritiene, in conclusione, che l’attivazione di una seria riflessione “politica” su quanto si e’ realizzato, potra’ contribuire non solo ad un maggior riconoscimento degli enti e delle organizzazioni che hanno partecipato al Progetto, ma fare di loro dei catalizzatori della domanda sociale e degli anticipatori di azioni positive in materia di disagio abitativo e di nuovi modelli di abitare sociale.
Per ulteriori dati di dettaglio sull’origine, contatti, sviluppi e risultati del Progetto, vedi di seguito.
1. Contesto ed obiettivi
Dall’ attuale panorama abitativo dei paesi dell’Unione europea emerge l’urgenza di rispondere al crescente fabbisogno di alloggi per contrastare il progressivo aumento di condizioni abitative non dignitose o inaccettabili per i segmenti di popolazione a reddito debole, immigrati compresi.
E’ la stessa Commissione europea a dichiarare ufficialmente che nei paesi dell’Unione, la possibilità di abitare in condizioni accettabili ed a prezzi accessibili va considerato uno dei fattori fondamentali per prevenire e combattere l’esclusione sociale in Europa e quindi favorire i percorsi di integrazione e coesione sociale.
Lo stesso Parlamento Europeo con il Rapporto di Karima Delli, denuncia che il fabbisogno di alloggi economicamente accessibili viene soddisfatto sempre meno e che l’aumento del prezzo delle abitazioni e dell’energia acuisce il rischio di povertà e di esclusione sociale.
Di fatto assicurare a tutti un “riparo” rientra tra i doveri di solidarietà politica, economica e sociale, così come appare difficile ipotizzare l’esistenza di pari condizioni di dignità, libertà ed uguaglianza tra chi dispone di una abitazione e chi è ne è totalmente privo.
La finalità del progetto è dunque quella di capitalizzare politiche e servizi finalizzati all’accesso alla casa tanto come “bene” (acquisibile su un più equilibrato mercato immobiliare in affitto o in proprietà), quanto come “servizio” da parte di un rinnovato sistema di edilizia residenziale pubblica sociale. E questo attraverso lo scambio e il confronto di Buone Pratiche in incontri internazionali specifici, che consentano la individuazione di modelli generalizzabili, la loro diffusione sull’intero territorio europeo anche attraverso l’implementazione di reti di mainstreaming.
2. Iniziative ed attività
Si sostanzieranno in incontri di scambio di conoscenze e di approfondimento sulle Buone Pratiche implementate in differenti territori per contrastare il disagio abitativo della popolazione immigrata ma più estesamente di tutte le fasce a reddito debole, al fine di una organica sistematizzazione e modellizzazione per una efficace disseminazione e replicabilità.
a. Una prima attività di ricerca servirà ad individuare pratiche e sperimentazioni attivate nei vari contesti di riferimento in Italia ed in Europa, per consentire analisi, comparazione metodologica e di impatto tra le diverse esperienze, in modo da consentire una strutturazione ed organizzazione adeguate agli incontri tematici che seguiranno.
b. Tali incontri riguarderanno:
- Autocostruzione e autorecupero: saranno analizzate le Pratiche di autocostruzione associata e/o assistita, sviluppatesi in risposta alla pressante domanda di protezione sociale abitativa che spinge a valorizzare il concetto di self help, o in altri termini del “fare” con modalità che rovescino i termini dell’attuale modello di sviluppo; si analizzeranno anche le sperimentazioni nel campo dell’autorecupero e della riqualificazione delle aree dismesse.
- Housing sociale, nuovi servizi urbani e servizi integrativi: si partirà dal presupposto della necessità di un nuovo approccio all’abitare (temporaneo e per più tipologie di utenza) che implica la presa in conto dell’insieme di alloggi e servizi, di azioni e strumenti destinati a quanti non riescono a soddisfare sul mercato il proprio bisogno abitativo; filo conduttore dell’analisi sarà la necessità di garantire l’accesso ad un “tetto”, ma anche di favorire la formazione di un contesto abitativo e sociale dignitoso all’interno del quale sia possibile accedere a relazioni umane significative.
- Gestore socio/immobiliare: sperimentazioni ed analisi mostrano come le formule più efficaci di housing sociale comportino una gestione condominiale congiunta degli aspetti immobiliari e sociali, preferibilmente da parte di soggetti senza fini di lucro,con una missione d’interesse pubblico, che poggino per il loro funzionamento su solide basi partecipative, garantendo adeguata rappresentatività ai condomini coinvolti, ma anche sufficiente professionalità nella gestione dei servizi; la modalità di costituzione e la sperimentazione di questo tipo di “operatore”, andrebbero sufficientemente indagate perché si tratta di uno strumento qualificante dello Housing Sociale.
- Servizi residenziali e Sportelli immobiliari/sociali: saranno analizzate Pratiche specifiche che implicano l’assegnazione di alloggi a soggetti del privato sociale affinché li utilizzino per ospitare (per breve o media residenza) persone e nuclei familiari con bisogni particolari o in condizioni di svantaggio e con la necessità di ottenere servizi specifici di supporto; si intendono esplorare anche le opportunità per la promozione della coabitazione giovanile (molto numerosa tra gli immigrati) nel modello già sperimentato di cohousing;
c. Incontro conclusivo: sarà articolato in relazione ai risultati ottenuti con le attività di progetto, ponendo al centro la valutazione delle Buone Pratiche individuate come Modelli di intervento consone ad una replicabilità e diffusione al di fuori dei contesti di prima sperimentazione.
3. Comunicazione ed outputs
- Piattaforma informatica: sarà messa a punto per garantire durante tutta la durata del progetto (ed oltre) la possibilità di scambio di informazioni, commenti e riflessioni tra i destinatari;sulla piattaforma saranno fruibili i documenti ed i rapporti prodotti, grazie alla possibilità di caricare ed alimentare la piattaforma da parte di ciascun soggetto della Rete partecipante agli incontri o comunque di chi sia interessato a partecipare.
- Rapporti di benchmarking: è prevista l’elaborazione di quattro Rapporti che capitalizzeranno le analisi e riflessioni sulle politiche e gli interventi di housing sociale emerse durante i 4 incontri internazionali, redatti in lingua inglese e fruibili sulla piattaforma informatica.
- Booklett di istruzioni. A conclusione del progetto e dell’incontro finale sarà realizzato un booklett valutazione sulla sostenibilità e replicabilità delle Buone pratiche “consigliate” nei diversi contesti in relazione agli specifici problemi della popolazione immigrata, fruibile sulla piattaforma informatica anche dopo la conclusione delle attività progettuali.